domenica 8 dicembre 2024

Caino e Abele

La rituale e pubblica santificazione dei ragazzi uccisi dalla movida violenta cala sulla loro atroce sorte un velo lordo di ipocrisia. Le messe cantate per dipingerli come angeliche vittime non omaggiano la loro memoria, ma la oltraggiano, occultando cinicamente tra l'incenso le nostre responsabilità. Sono un modo di lavarsi la coscienza, frapponendo una vile distanza tra loro e noi. La loro quotidiana normalità è stata freddata, non la loro santa eccezionalità, una normalità che oggi, colpevolmente, viene oltraggiata e non siamo in grado di garantire. 

Ciò che si elude pilatamente è una riflessione seria e sincera sulle ragioni della violenza a buon mercato dei loro aguzzini, sulla banalizzazione del male che ormai abbiamo sdoganata. Forse perché le ragioni di tale deriva sono scomode da ammettere. Piuttosto, chi si azzarda in analisi sociologiche corre il  rischio di essere additato di qualunquismo; chi cerca di capire è accusato di giustificazionismo. 

Ma chi arma le menti deboli dei giovani di tanta violenza gratuita se non l'ingiusta società che abbiamo creato? Chi gli ha insufflato che il valore di una scarpa firmata pestata possa valere più della vita di uno sconosciuto? Chi gli ha mostrato che per fare prevalere le proprie ragioni è legittimo usare la prepotenza? Facendo zapping o scrolling tra pubblicità ed orrore quotidiano si trova banalmente la risposta. 

Parafrasando Oscar Wilde, oggi conosciamo il prezzo di tutto, ma il valore di niente, nemmeno della vita. In quelle uccisioni, per quanto sia difficile ammetterlo, ci sono due vittime, l'ucciso e l'uccisore, non entrambi innocenti - sacrosanto ribadirlo -, ma entrambi condannati senza appello dalla società che noi tutti, quantomeno perché spettatori inerti, incoraggiamo. A meno che non si condividono teorie lombrosiane, secondo cui si nasca atavicamente delinquenti o persone per bene, questa è la dura verità: anche quegli assassini sono figli nostri, seduti al tavolo che noi gli abbiamo apparecchiato. 

Solo i familiari delle giovani vittime hanno il diritto di indignarsi e rivendicare giustizia. Noi abbiamo il dovere di capire e di mobilitarci. Quei ragazzi ammazzati per nulla sono stati freddati materialmente dai loro assassini, ma i mandanti siamo tutti noi. 

Nessun commento: