lunedì 16 gennaio 2017

Maradona spiegato ai non-napoletani

No, noi napoletani non siamo tutti impazziti. La passione viscerale della città di Napoli verso Diego Armando Maradona non è irrazionale, e non attiene nemmeno alla sfera sportiva - se non in minima parte. È una questione seria, profondamente razionale, e fin troppo logica per chi conosce la città. Napoli ha una atavica fame di giustizia, perché città storicamente depredata - e qui non si tratta di un semplice fuorigioco non dato - e continuamente ingiuriata. Perché Napoli non è civile, ma civilissima - basta vedere come vota alle elezioni, mai piegata al sistema -, perennemente (e non "endemicamente" come alcuni professionisti dei piani alti vanno ripetendo) macchiata da 'na manica e fetiente che fanno comodo solamente a tutti quelli che hanno bisogno di sciacquarsi la coscienza sporca, e hanno interesse a perpetrare la retorica della Napoli delinquente e senza speranza. Se Napoli, paradossalmente, fosse abitata da soli camorristi resterebbe comunque - ad oggi - in credito verso lo Stato italiano, come tutto il sud. Perché a leggerla la Storia - quella vera, non quella ufficiale stampata e raccontata per più di un secolo dai vincitori - viene il sangue alla testa. E allora Maradona, in tutto questo, è un gigantesco 'afammocc, è un sonoro chitemmuort, un comprensibilissimo e perenne c'ata rutt 'o cazz. Maradona è il Masaniello dei giorni nostri insomma, la reificazione dell'orgoglio di un popolo. Allora non è nemmeno esagerato il San Carlo per celebrarlo. Perché Maradona "è il giocatore più forte della storia del calcio" e la storia l'ha scritta qui, con Noi - e questa storia non la può cambiare nessuno. Quello che non ha capito Gonzalo Higuain, infatti, è che uno scudetto vinto a Napoli vale dieci scudetti vinti a Torino con la Juventus: se vinci uno scudetto con il Napoli entri nei libri di Storia, con la Juve, se ti dice bene, negli almanacchi sportivi.
Quanto detto è dovuto, alla città e alla sua gente. Chi scrive tiene comunque a precisare di non essere né un neoborbonico né un nostalgico - né, tanto meno, un fanatico del gioco del calcio. Il sottoscritto è solamente un italiano napoletano, a cui, casomai, più di una volta è toccato di dover difendere il buon nome proprio di questa disgraziata Italia, da chi, ancora oggi, la violenta e la offende riscrivendone giornalmente la Storia a uso e consumo dei potenti e in culo sempre alla povera gente. Se proprio devo sottopormi alla ineluttabile gogna mediatica per quanto scritto mi costituisco volentieri, e dichiaro di essere un inguaribile innamorato revisionista... fucilatemi pure.









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