sabato 30 agosto 2025

Il buono, il brutto e Netanyahu

 

In un momento topico di "Il buono, il brutto, il cattivo" del 1966 di Sergio Leone, il protagonista dice una battuta che dischiude il meccanismo drammaturgico su cui poggia l'intera sceneggiatura del film: "Io dormirò tranquillo perchè so che il mio peggior nemico veglia su di me". Tale paradosso, che ha fatto la fortuna della pellicola, può essere usato per spiegare ciò che lo Stato d'Israele ha scientificamentee e abilmente perseguito in Palestina per decenni verso le istanze palestinesi più estremiste come Hamas.

I migliori alleati dei sionisti, nel loro scellerato progetto di ricreare la fantomatica Grande Israele, non sono gli Stati Uniti d'America, ma l'organizzazione politico-militare di Hamas stessa. Il terrorismo antagonista è da sempre la più efficace arma di propaganda dei governi per giustificare i propri piani abietti e indifendibili. Nell'annosa questione palestinese è ampiamente documento che Hamas è stato surrettiziamente fomentato e agevolato dagli stessi israeliani a svantaggio delle formazioni arabo-palestinesi più moderate. A esplicitare questo perverso disegno fu lo stesso Netanyahu alla Knesset nel 2019: "Chiunque voglia evitare la creazione dello stato di Palestina deve supportare Hamas, deve sostenere finanziariamente Hamas. Questo è quello che stiamo facendo, questo è parte della nostra strategia: finanziare Hamas affinchè non ci sia mai lo stato di Palestina". 

Così come l'11 settembre del 2001 il Pentagono festeggiò per l'attentato delle Torri Gemelle, così il 7 ottobre 2023 il Governo Netanyahu ha brindato per l'attacco dei miliziani islamici. I due efferati episodi hanno infatti servito agli USA e ad Israele il sospirato pretesto per portare a termine i rispettivi piani d'invasione militare, altrimenti difficilmente giustificabili nel consesso internazionale; a meno che non si creda che i due paesi con gli eserciti più avanzati e attrezzati al mondo siano stati gabbati in maniera così eclatante da gruppi terroristici malamente equipaggiati (in tal caso è lecito domandare dove sono le teste dei Generali e dei Capi d'Armata dei suddetti eserciti responsabili di una tale disfatta). 

Il disegno israeliano è lapalissiano e ci viene restituito giornalmente in tutta la sua atrocità, solo gli ignavi o gli infami fanno finta di non vederlo. È come se per sconfiggere la mafia si fosse bombardata l'intera Sicilia, oppure per stanare una cellula delle brigate rosse nella capitale si fosse rasata al suolo l'intera Roma. In Palestina è in atto un genocidio, non una guerra al terrorismo, con buona pace di quanti si scherniscono pensando di avere l'esclusiva in fatto di deportazioni, massacri e terrore. A Gaza non si muore di meno che altrove, non si soffre di meno la fame e la sete, non si prova di meno l'angoscia di vedere la propria vita dilaniata, non ci si sente meno inermi di fronte all'inferno spalancato davanti ai propri occhi. Ad oggi si stima che le vittime civili palestinesi dopo il 7 ottobre siano oltre 50.000, decine di migliaia i bambini. E altrettanti saranno i nuovi jihadisti che, per questo, prenderanno le armi contro il mondo cristiano. Ma il peggior nemico che veglierà su di noi in futuro non saranno loro, ma, come sempre, la nostra cattiva coscienza.

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