giovedì 9 ottobre 2025

Un grido senza voce

 


Con prudenza si può sperare che una più matura e partecipe coscienza e resistenza verso l'imbarbarimento politico-democratico - nazionale e internazionale -  stiano facendosi strada.

L'adesione oceanica allo sciopero generale e alla manifestazione pro Gaza è apparsa, in verità, quanto mai insperata. Purtroppo, chi in Italia dovrebbe raccogliere e tradurre politicamente le istanze di quel popolo in marcia si rivela, da tempo, assolutamente inadeguato. È lapalissiano che non manchi un bacino elettorale a sinistra; ciò che manca, da troppi decenni, è una classe politica credibile che ne sia autentico interprete e megafono. Non basta, per i leader di partito, confondersi tra la folla del corteo per ergersi a suoi paladini. L'esercizio sterile della retorica incendiaria delle dichiarazioni pubbliche viene puntualmente tradito tra gli anfratti dei palazzacci romani del potere. 

L'attuale lezione spagnola insegna, invece, che è possibile essere protagonisti anche da sinistra, tanto sullo scacchiere continentale quanto su quello internazionale; anzi, le politiche progressiste si rivelano oggi più che mai necessarie per fronteggiare l'onda nera di ritorno della globalizzazione, con i suoi nazionalismi e fascismi. Il governo Sànchez costituisce, implicitamente, un atto d'accusa verso tutti coloro che, avendone il mandato elettorale, non hanno saputo o voluto fare altrettanto. 

L'odierna improponibile destra italiana non sarebbe al governo se, quando ne ebbe la possibilità, la sinistra avesse onorato il proprio mandato e non lo avesse tradito: dov'è il salario minimo? dov'è la tassazione dei grandi patrimoni? dov'è la lotta all'evasione fiscale? dove sono gli investimenti in cultura e ricerca? dove sono gli investimenti nella scuola e la sanità pubbliche? dov'è la difesa dell'articolo 11 della Costituzione che stabilisce che l'Italia ripudia la guerra? Solo per citarne alcuni.

Eppure la modernità può essere governata nell'alveo della giustizia sociale, generando profitto e benessere diffusi: occorre soltanto la volontà politica di farlo. In Italia, per non mortificare le ragioni di una rivoluzione avvertita e ormai inderogabile, bisogna esigere tale discontinuità dai capi bastone del campo socialdemocratico. Non basta più compattarsi contro la destra liberticida e antidemocratica: è necessario ritrovare in se stessi il senso della lotta e della propria missione. La realtà impone un cambio di passo non più procrastinabile. 

Quella folla oceanica è stata la cartina di tornasole di uno scollamento profondo, non fra la destra e la sinistra del paese, ma fra chi sta sopra e chi sta sotto. Era un corteo che non avrebbe dovuto puntare verso Palazzo Chigi, bensì verso le sedi dei sedicenti partiti di opposizione. Chi pensa che quel mare di persone fosse lì soltanto per Gaza non ha compreso nulla: quello è un grido che reclama una voce. Olè.


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