Poche ore fa ho visto Youth di Sorrentino. Ho deciso di scriverne qualcosa subito, perché ne vedo ancora il riflesso attorno a me, il suo riverbero ancora non è svanito del tutto. Quando finisce un film ed esci dal cinema, per qualche momento, sospeso, hai l'impressione di farne parte: il confine tra finzione è realtà è ancora magicamente confuso.
Ho sempre creduto che la Verità - se esiste - è un montagna: più si sale verso la vetta e minore è la terra sotto i piedi; l'aria diviene sempre più rarefatta, rendendo proibitiva la sopravvivenza, fino ad escludere del tutto la Vita così come la conosciamo. Per questo l'arte, nelle sue più "alte" espressioni, non ha grandi dialoghi o grandi partiture, ma grandi silenzi; come la Verità, al suo culmine, è un funambolico esercizio di equilibrio sul Niente.
Nel lussuoso resort di montagna di Sorrentino, la Giovinezza è "l'ospite d'onore", con le sue promesse: un musicista di successo, un regista affermato, un'attrice famosa, un calciatore acclamato. Una Miss Universo, con la sua ingloriosa giovinezza, sopraggiunge a ricordare sfacciatamente a tutti quanto siano represse quelle promesse in alta quota, appesantite dall'esistenza... il musicista non riesce a suonare più la sua musica, il regista non trova il finale del suo film, l'attore è incapace di interpretare il proprio personaggio. Il fiato si fa corto, e non è tanto la vecchiaia, ma l'altitudine "a togliere la vita" alle cose. Non una parola, non una nota. Dopo una scalata durata tutta la vita può capitare di scoprire sulla vetta che la Verità è qualcosa di indicibile, di inconfessabile. Come lo è un tradimento, un dolore represso, un fallimento negato. Al culmine della consapevolezza non resta che suonare quel silenzio o in esso morire, senza alcun testamento; e nel silenzio di un urlo pietrificato solo l'emozione rimane.
Ho sempre creduto che la Verità - se esiste - è un montagna: più si sale verso la vetta e minore è la terra sotto i piedi; l'aria diviene sempre più rarefatta, rendendo proibitiva la sopravvivenza, fino ad escludere del tutto la Vita così come la conosciamo. Per questo l'arte, nelle sue più "alte" espressioni, non ha grandi dialoghi o grandi partiture, ma grandi silenzi; come la Verità, al suo culmine, è un funambolico esercizio di equilibrio sul Niente.
Nel lussuoso resort di montagna di Sorrentino, la Giovinezza è "l'ospite d'onore", con le sue promesse: un musicista di successo, un regista affermato, un'attrice famosa, un calciatore acclamato. Una Miss Universo, con la sua ingloriosa giovinezza, sopraggiunge a ricordare sfacciatamente a tutti quanto siano represse quelle promesse in alta quota, appesantite dall'esistenza... il musicista non riesce a suonare più la sua musica, il regista non trova il finale del suo film, l'attore è incapace di interpretare il proprio personaggio. Il fiato si fa corto, e non è tanto la vecchiaia, ma l'altitudine "a togliere la vita" alle cose. Non una parola, non una nota. Dopo una scalata durata tutta la vita può capitare di scoprire sulla vetta che la Verità è qualcosa di indicibile, di inconfessabile. Come lo è un tradimento, un dolore represso, un fallimento negato. Al culmine della consapevolezza non resta che suonare quel silenzio o in esso morire, senza alcun testamento; e nel silenzio di un urlo pietrificato solo l'emozione rimane.

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