La crisi
dell'industria musicale si trascina da tanto ormai, e ha radici lontane.
Paradossalmente nasce nei floridi anni Settanta e Ottanta, quando musica di
qualità e profitti andavano di pari passo. In una famosa intervista del 1987 il
geniale chitarrista Frank Zappa aveva lucidamente esposto il fenomeno in atto:
"Quello che è successo negli anni Settanta è che la musica più inusuale e
sperimentale veniva registrata e pubblicata. Ora, prova a dare un'occhiata a
chi erano i produttori in quei tempi. Non erano giovani alla moda. Erano vecchi
col sigaro, che guardavano il prodotto che arrivava e dicevano 'Che ne so!',
'Non ho idea di cosa sia. Registriamolo e pubblichiamolo... se poi vende, va
bene'. Stavamo molto meglio con quei tizi invece che con questi giovani
produttori esperti che decidono cosa le persone devono vedere e ascoltare sul
mercato".
Oggi
l'apparente panacea di un mercato asfittico sono i talent. Format televisivi
che, però, mortificano il talento e gli artisti - quelli veri. Restano, per il momento,
un'opportunità per l'industria musicale di fare comunque profitti facili e
a breve termine. Ma è un processo perverso e drogato nei numeri che si
autoalimenta, destinato a collassare su se stesso, con le casse degli editori
dopate da effimeri incassi e con l'esigenza di arraffare utili in tempi sempre
più brevi. Le fondamenta di
una qualsiasi attività industriale restano, invece, oggi come negli anni
Settanta, la ricerca di qualità e gli investimenti a lungo termine. Cose che,
nell'industria musicale, sono state fatte finché l'avvento di Internet e il
conseguente crollo delle vendite dei CD non ha travolto definitivamente il
mercato. Prostituirsi ai format televisivi ha dato il colpo di grazia a un
settore che non ha saputo rinnovarsi e raccogliere la sfida digitale. Con buona
pace di una generazione intera di artisti senza voce, refrattari alla
prostituzione.
PS un consiglio non richiesto a chi si occupa dell'industria musicale: andare a vedere i rendiconti della SIAE degli ultimi cinquant'anni e leggere i nomi degli autori che hanno arricchito effettivamente gli editori con la propria musica in Italia. Artisti che, non solo non avrebbero mai messo piede in un talent, ma non sarebbero nemmeno stati scelti.
TRADUZIONE INTEGRALE STRALCIO FRANK ZAPPA ("THE CUTTING EDGE", MTV 1987)
"Quello che è successo negli anni Settanta è che la musica più inusuale e sperimentale veniva registrata e pubblicata. Ora, prova a dare un'occhiata a chi erano i produttori in quei tempi. Non erano giovani alla moda. Erano vecchi col sigaro, che guardavano il prodotto che arrivava e dicevano 'Che ne so!', 'Non ho idea di cosa sia. Registriamolo e pubblichiamolo... se poi vende, va bene'. Stavamo molto meglio con quei tizi invece che con questi giovani produttori esperti che decidono cosa le persone devono vedere e ascoltare sul mercato". I giovani sono più conservatori e più pericolosi per l'arte che i vecchi col sigaro. E sai come li hanno rimpiazzati? Il vecchio col sigaro un giorno dice 'Abbiamo corso un rischio, ma è stato pubblicato e ha venduto qualche milione di copie. Va bene, non ho idea di cosa sia. ma dobbiamo farne di più. Mi servono dei consigli... assumiamo un hippie!' Così assumono un hippie, e arriva un ragazzo coi capelli lunghi. Non gli faranno fare nient'altro se non portare il caffè o la posta. Inizia a portare il caffè... 'Beh, possiamo fidarci di lui, ha portato il caffè quattro volte puntuale. Diamogli un vero lavoro'. Ok, diventa un talent scout. Da lì inizia a salire piano piano. La prossima cosa che sai è che ha i suoi piedi sulla scrivania, e dice 'Beh, non possiamo permetterci di rischiare, perché non è questo che vogliono i ragazzi, ed io lo so bene'. Hanno quell'attitudine. E il giorno che ci libereremo di quell'attitudine e torneremo al 'Chi lo sa? Proviamoci!', quello spirito imprenditoriale per cui anche se non ti piace o non capisci il valore dell'album... La persona che è a capo della produzione non è necessariamente il rappresentante dei gusti dell'intera popolazione".
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